Marketing

Marketing is Dead

By 24 Maggio 2012 Settembre 24th, 2015 No Comments

Mi concedo (e quindi ci concedo) un pausa di riflessione dovuta al fatto che oggi mi sono imbattuta in questa frase:

“We don’t just live in a VUCA world – a volatile, uncertain, ambiguous and complex world – we live in a super VUCA world. We live in a vibrant world where our kids are connecting to each other and to brands across the world with no money involved. To us this is a world that’s gone crazy.”

 

Lo sostiene Kevin Roberts, CEO di Saatchi & Saatchi Worldwide. La frase è tratta da un’intervista in cui Roberts parla di strategie di marketing, o meglio di come le strategie in realtà non esistano più. Quello che conta è impressionare emotivamente le persone, che non faranno altro che parlare di te. Non è più importante avere delle grandi idee, ma poter condurre la propria attività attraverso tante piccole idee da lanciare in rete e lasciare a disposizione degli utenti. Saranno le persone che entrando in contatto con queste idee compiranno il processo di “selezione naturale” tra quelle più valide, continuando a condividerle online.

Si mette in discussione la figura stessa del leader, che da abile stratega, deve mutarsi in “operatore emozionale”. Bisogna raccontare insomma, raccontare attraverso immagini, suoni, odori, ricordi. E assicurarsi che le proprie aziende abbiano una storia da raccontare, una storia concretizzabile in questi piccoli fattori emotivi. Tangibile.

 

Ora il mondo va veloce, e non è più il tempo, afferma Roberts, del pensiero razionale, che comporta riunioni e approvazioni, ma di emozioni, che creano un flusso d’azione più immediato. Che creano possibilità di interazione e di confronto, argomenti di cui le persone possono discutere online, non da cervelloni, semplicemente attraverso ciò che suscita la piccola idea lanciata nel mare delle idee.

 

Dipende da che punto di vista la si guarda questa “nuova operatività”.
Senza dubbio è esaltante che pensare che un’idea passi al vaglio dei diretti interessati in un modo in cui prima non era possibile, un vero test insomma. Ed è estremamente affascinante poter raccontare la propria azienda, e le aziende con cui si lavora, partendo dalla loro storia e facendo emergere l’unicità dei tratti che le caratterizzano. Dall’altra parte inquieta che questa realtà ci porti in un mondo senza parametri oggettivi, nè personali nè sociali, dove tutto è definito dal giudizio di massa, molte volte veritiero ma troppo spesso “di pancia”, istintivamente lanciato in rete, senza troppo pensarci su.

 

Per il link all’intervista cliccate qui.